Gli animali, così come tutti noi, provano dolore e ne subiscono le conseguenze, anche drammatiche, specie sul livello di benessere e qualità della loro vita. Questa presa di coscienza sta oggi cominciando ad affermarsi in maniera decisa, tant’è che il “Fido” e il “Micio” di casa non vengono più considerati come rassegnati e inconsapevoli portatori di un “male necessario”, quanto piuttosto esseri viventi capaci, al pari dell’uomo, di vivere una “complessa esperienza sensoriale ed emozionale” in risposta ai danni che attivano le cosiddette vie della nocicezione; quelle vie cioè deputate alla conduzione dei segnali dolorosi, alla loro elaborazione a livello centrale ed alla conseguente risposta che ne deriva.
La più innovativa definizione di “dolore” negli animali fu infatti data solo nel 1997 da Molony, il quale definì il dolore negli animali oltre che ''un'esperienza di avversa sensazione sensoriale ed emotiva” anche “una presa di coscienza da parte degli animali di un danno o di una minaccia per la integrità dei suoi tessuti tanto da determinare cambiamenti nel comportamento e nella fisiologia dell'animale che si innescano al fine di ridurre o evitare il danno, ridurre la rischio di reiterazione ed infine favorire e promuovere attivamente il recupero” organico e funzionale della parte lesa.
Un salto culturale così importante, ha fatto sì che il dolore degli animali fosse finalmente posto al centro di innumerevoli studi e progetti scientifici finalizzati a conoscerne e classificarne in modo sempre più approfondito i diversi tipi, a svelarne i diversi meccanismi fisiopatologici, a metter a punto i più opportuni metodi di terapia controllo e prevenzione, ed a promuovere la sensibilizzazione dei proprietari a riconoscerne, in stretta collaborazione col Veterinario, le caratteristiche e l’origine.
Gli animali in genere avvertono dolore esattamente come l’uomo, le vie nervose responsabili della percezione del dolore infatti sono le medesime; l’evidenza di quanto il dolore influenzi negativamente la qualità della vita di Fido e Micio quando, dopo una corretta terapia, l’animale sembra essere ringiovanito e riprende a correre e a giocare.
Una stretta collaborazione tra proprietario e Veterinario, è infatti oggigiorno riconosciuta essere la base necessaria ad una corretta interpretazione del quadro clinico dal momento in cui si palesa, ed all’impostazione di protocolli diagnostici e terapeutici idonei ai diversi tipi di dolore rilevati.
Il dolore è un sintomo molto importante, poiché incide in modo negativo sulla qualità della vita sia dell’animale che del proprietario. In questo contesto è bene sottolineare che i proprietari di animali divengono sempre più sensibili non solo al fatto che i loro beniamini possano provare dolore, ma sviluppano la consapevolezza che il miglioramento della qualità della vita del pet che prova dolore si riflette positivamente oltre che sulla qualità dell’interazione emotiva con il proprio pet , anche sulla loro stessa qualità di vita.
Anche nel settore veterinario si sta quindi sviluppando una precisa disciplina medica , l’ Algologia Veterinaria, fondata sullo studio della fisiopatologia del dolore animale, sulla messa a punto degli strumenti più adatti alla diagnosi delle sue diverse manifestazioni, sui molteplici meccanismi patogenetici che le sostengono, ed infine sullo studio dei trattamenti più idonei ad ognuno dei diversi tipi di dolore.
Da segnale d’allarme a malattia
Il forte interesse nei confronti del dolore animale ha portato negli ultimi anni ad un aumento delle conoscenze in merito ai tanti meccanismi alla base dei diversi tipi di dolore che cani e gatti condividono con la specie umana. A fianco del dolore “fisiologico”, cioè di quel dispositivo d’allarme che innesca le vie della nocicezione (vie del dolore) in presenza di un pericolo per l’integrità dell’organismo, e che si interrompe quando ha completato la sua funzione di protezione (quando lo stimolo è cessato), oggigiorno la moderna algologia classifica il dolore animale, in due grandi categorie: la prima è il “dolore acuto/adattativo”, la seconda è il dolore “ cronico/maladattativo”.
Un “dolore acuto/adattativo” è conseguente ad un danno tissutale (ad esempio un trauma, una ferita, un intervento chirurgico), è correlato con l’infiammazione e svolge dunque una funzione di protezione, limitando i movimenti e favorendo una più rapida ripresa dell’organismo. Il dolore di tipo “adattativo” cessa quando il processo infiammatorio si esaurisce.
Le più recenti acquisizioni scientifiche indicano tuttavia che il “dolore acuto/adattativo” , quando trascurato, è in grado di eccitare in maniera persistente il sistema nocicettivo anche dopo aver segnalato la presenza di un danno. Se pertanto non è trattato precocemente alla sua insorgenza o non è trattato adeguatamente, innesca allora alterazioni delle vie nervose (con ripercussioni sulla “sensazione” algica che ne deriva) si cronicizza, ha grandi probabilità di divenire refrattario al trattamento con medicinali analgesici, evolve in “dolore cronico/maladattativo” ed in questo caso, la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità cessa di considerarlo un sintomo bensì una malattia vera e propria.
Gli animali, come gli uomini, tollerano il dolore fino ad un certo livello prima di manifestare cambiamenti comportamentali. Inoltre bisogna tenere in considerazione che gli animali (anche domestici) tendono a nascondere il dolore finchè esso diviene insopportabile, in quanto manifestazione di debolezza anche in assenza di predatori. La ricerca ha posto molto impegno nell’individuare i segni/manifestazioni del dolore.
Non è sempre facile per il proprietario essere consapevole del dolore provato dai propri animali, in particolare se si tratta di dolore cronico/maladattativo, che colpisce spesso gli animali (in particolare gli animali anziani) e che, per i motivi sopra citati, è un dolore tenuto particolarmente “nascosto” che Fido, e ancor più Micio, subiscono con rassegnazione. Fido e Micio non parlano, però sono in grado di manifestare il loro disagio con dei segni indiretti e modificando le loro normali abitudini. I segnali da non sottovalutare in quanto possono costituire prove oggettive di sofferenza sono atteggiamenti di autoprotezione per limitare l’intensità del dolore, malessere generico (espressione triste e svogliata, invecchiamento precoce, alterazioni del carattere), facile affaticabilità, un'apparente pigrizia e una variazione della abitudini anche se il proprio animale continua a mangiare, a scodinzolare o fare le fusa. Fido che da allegro e giocoso sta spesso fermo e seduto e non viene incontro al proprietario quando rientra a casa, così come Micio che non si pulisce con cura e non fa più i bisogni nella sua cassettina devono insospettire.
Un proprietario attento deve quindi imparare a riconoscere tali modifiche, osservando il proprio animale e non esitando a confidare i propri dubbi al proprio Medico Veterinario di fiducia.
Tipiche manifestazione di “dolore cronico/maladattativo” sono la cosiddetta “iperalgesia”, ossia quel fenomeno di abbassamento della soglia di trasmissione del dolore (uno stimolo dà più dolore di quanto dovrebbe) o la “allodinia”, ossia l’insorgenza di dolore derivato da uno stimolo che normalmente non è uno stimolo dolorifico (un lieve stimolo come il solletico, per esempio, prococa dolore all’apparenza ingiustificato).
A titolo esemplificativo, potremmo paragonare l’evoluzione e l’insorgenza del dolore maladattivo a ciò che accade quando un impianto d’allarme è andato in avaria ed entra in funzione anche quando non c’è nessuna minaccia da segnalare. A causa di danni persistenti, cronici o di lesioni di una certa entità, il sistema nervoso entra infatti in una sorta di iper-reattività elettrica, tale per cui la corretta funzione nocicettiva viene stravolta. Questo tipo di dolore, accompagnato da tale componente neuropatica, accompagna molte malattie dei nostri animali da compagnia: dai traumi accidentali o chirurgici, alle lesioni primarie (tumori compresi) delle vie nervose, alle malattie di pertinenza internistica (es. cistite, malattie croniche infiammatorie Intestinali, ecc.), all’artrosi.
Sono queste le ragioni per le quali anche negli animali è importantissimo riconoscere e diagnosticare precocemente il dolore per trattarlo il prima possibile. E’ oramai ampiamente dimostrato infatti, come sia dolore acuto/adattativo che quello cronico/maladattativo interferiscano con gli apparati cardiopolmonare, gastrointestinale, neuroendocrino e con il sistema immunitario, giungendo ad ostacolare e quindi compromettere perfino la guarigione, la cicatrizzazione financo il recupero post-operatorio.
Poiché il “fattore tempo” è fondamentale nell’approccio alla terapia del dolore ed il dolore acuto/adattativo deve essere trattato sempre ed il più precocemente possibile, Formevet consiglia sempre a tutti i proprietari di non sottovalutare mai i segnali sospetti trasmessi dal proprio animale e di non esitare a confidare celermente i propri dubbi al Medico Veterinario di fiducia, il quale potrà effettuare un accurato esame clinico, una corretta diagnosi ed impostare così la terapia del dolore più idonea al caso specifico.
Bibliografia disponibile su richiesta.
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